RECENSIONE I QUADERNI BOTANICI DI MADAME LUCIE

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I QUADERNI BOTANICI DI MADAME LUCIE * Mélissa Da Costa * Rizzoli editore * trad. Elena Cappellini * pagg. 294

 


Fuori è l'estate luminosa e insopportabile di luglio quando Amande Luzin, trent'anni, entra per la prima volta nella casa che ha affittato nelle campagne francesi dell'Auvergne. Ad accoglierla, come una benedizione, trova finestre sbarrate, buio, silenzio; un rifugio. È qui, lontano da tutti, che ha deciso di nascondersi dopo la morte improvvisa di suo marito e della bambina che portava in grembo. Fuori è l'estate ma Amande non la guarda, non apre mai le imposte. Non vuole più, nella sua vita, l'interferenza della luce. Finché, in uno di quei giorni tutti uguali, ovattati e spenti, trova alcuni strani appunti lasciati lì dalla vecchia proprietaria, Madame Lucie: su agende e calendari, scritte in una bella grafia tonda, ci sono semplici e dettagliate indicazioni per la cura del giardino, una specie di lunario fatto in casa. La terra è lì, appena oltre la porta, abbandonata e incolta. Amande è una giovane donna di città, che non ha mai indossato un paio di stivali di gomma, eppure suo malgrado si trova a cedere; interra il primo seme, vedrà spuntare un germoglio: nella palude del suo dolore, una piccola, fragrante, promessa di futuro.



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Mèlissa Da Costa ci presenta l'estate più buia vissuta da Amande dopo aver perso il marito e la bambina che portava nel grembo. 

Amande non vuole vedere il sole.

Il sole è vita, il sole è rinascita, il sole è felicità.

Per Amande ora c'è solo morte, sepoltura, tristezza. 

Come può la natura continuare il suo corso? Come può continuare il mondo a vivere come se nulla fosse successo? Lei non può.

Vorrebbe dire far finta che nulla sia accaduto, calpestando la memoria di Benjamin e Menon. Occorre conservare il buio, chiudere le finestre e non lasciar entrare neanche un raggio di sole nella nuova casa dove nulla riporta alla vita precedente. 


"C'era  un tempo per curare il proprio dolore, per ricordare, per dire addio come si deve. Oggi, la routine deve riprendere appena dopo il funerale: il lavoro, le bollette da pagare...la società non ha più tempo per il lutto".


Nella sua nuova dimora Amande trova agende, quaderni, calendari appartenenti a Madame Lucie, lasciati lì dalla figlia dopo aver svuotato la casa in seguito alla morte della mamma.

Dalla lettura di note e appunti vari Amande comprende che, seppur lei e Madame Lucie siano state segnate dallo stesso dolore, la proprietaria di casa è riuscita a superarlo senza dimenticarlo. 

Eh sì!

Questa è la paura di Amande: elaborare il lutto vorrebbe dimenticare il volto, i sorrisi, il colore degli occhi dei propri amati? Madame Lucie le insegnerà che non è così, le insegnerà che LASCIAR ENTRARE, CONDIVIDERE, CLEBRARE, LASCIAR ANDARE , sono tappe necessarie per risorgere senza mai dimenticare. 

Così, insieme alla rinascita di un orto e giardino ormai soffocato dall'erba del dolore e della zizzania che soffoca ogni possibilità di respiro, assistiamo alla vita di Amande che accetta di aprire le finestre per far entrare il sole. 


Ci sono libri in grado di riaprire ferite che pensavi o speravi fossero chiuse definitivamente. 

Ci sono libri che lo fanno violentemente e quelli invece che adottano una delicatezza e precisione quasi chirurgica. Si muovono dentro cercando briciole di dolore rimaste a marcire per asportarle  senza però prima averle risvegliate. 

Così, senza accorgertene scendono quelle lacrime che ormai avevi chiuso in barattoli ermetici e lasciati nel dimenticatoio di un tempo ormai passato. 

Ti ritrovi dinanzi a letture che ti costringono a ripercorrere attimi, a rivivere momenti, ad accarezzare visi che si stavano sbiadendo e a sorridere ad occhi che si stavano chiudendo. Ti trovi a fare i conti con il senso di colpa per aver fatto crescere erba incolta su mani che ti accarezzavano e a ringraziare una scrittrice che con la sua mano delicatamente chirurgica ha smosso il terreno per piantare il seme del ricordo e far nascere nuova vita. 








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