RECENSIONE PULVIS ET UMBRA

22:09

PULVIS ET UMBRA * Antonio Manzini * Sellerio editore * pagg. 416



Lei uccisa per errore da chi pensava di colpire Schiavone, quell'Enzo Baiocchi che ritorna ad agitare la mente e i sogni del vicequestore. E mentre Rocco è ancora oggetto di insinuanti sospetti da parte dei vertici della polizia, e reagisce disinteressandosi a ogni attività della questura di Aosta, il cadavere di un transessuale affiora nelle acque della Dora; per prima cosa si procede a perquisire la casa del morto, ed ecco la prima sorpresa: l'appartamento risulta totalmente vuoto, né un mobile, né un vestito, e neanche un foglio di carta, come fosse passato al setaccio fitto. Nessuno dei vicini si è accorto del trasloco, tutti fingono di non sapere; ma cosa c'è dietro la facciata di quella rispettabile palazzina di Aosta che appartiene per intero a un unico inquietante proprietario? Quando anche il giudice Baldi decide di glissare sul caso del transessuale, l'odore dei servizi segreti arriva alle narici di Schiavone più forte di quello dell'erba. Su quel caso che molti vogliono far apparire un omicidio senza importanza Schiavone può fare luce solo ignorando le procedure e agendo a modo suo; ma ha anche altro per la testa, trovare Enzo Baiocchi in fuga per scampare alla vendetta di Sebastiano, una corsa contro il tempo all'inseguimento dell'amico e dell'assassino...

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Il rischio di una serie di romanzi, legati alle vicende di un personaggio, può essere quello di annoiare il lettore ripetendo aspetti già trattati e dando la percezione che la produzione di altri volumi sia legata ad una richiesta commerciale più che alla prolificità dello scrittore.

Non è questo il caso. La penna di Manzini sforna novità, approfondisce aspetti che alimentano la voglia di leggere ancora. 

Un'altra indagine sì, ma stavolta Rocco Schiavone dovrà vedersela con direttive provenienti da "piani superiori" che ostacoleranno le sue indagini e le indirizzeranno su una pista che non gli appartiene.

Da sottofondo lo scontro interiore tra la sete di giustizia, come dovere morale di un poliziotto che serve lo Stato e, l'obbedienza che deve allo stesso Stato e che non porterà alla verità.

Pur dovendosi piegare a ciò, il vicequestore saprà prendersi le sue rivincite anche se non appagheranno completamente il suo senso del dovere.

Non manca il passato di Schiavone. Torna e lo fa agganciandosi al suo presente, portandolo a fare il pendolare tra Aosta e Roma e sperare così di poterlo mettere a tacere.

Qui l'animo di Rocco sarà ancor più sofferente per la presenza di Marina che, pian piano, sta diventando sempre più assenza. 

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